Home » Tutte le News » Chirurgia Orale » Leucoplachia: sintomi, cura e info
La mucosa orale, o meglio le sue cellule, può essere danneggiata da diversi agenti cancerogeni, tra cui ad esempio il fumo piuttosto che l’alcool: nei primi tempi ciò si traduce in una situazione di alterazione che viene chiamata displasia. Più è grave la displasia e più probabilità ci sono di contrarre un cancro. Clinicamente, la displasia porta alla leucoplachia oppure alla eritroplachia.
Quando si utilizza la parola leucoplachia si vuole fare riferimento ad una zona dalla colorazione tipicamente biancastra, che viene provocata dal fatto che la mucosa è diventata più grossa.
La leucoplachia si può definire come una precancerosa, ovvero come una situazione della mucosa orale per cui vi è un elevato rischio che possa diventare un cancro nonostante non lo sia ancora.
La presenza di tale situazione clinica si può riscontrare dalla diffusione di macchie dalla colorazione biancastra o grigia che non si possono eliminare, da delle zone piuttosto dure o con una superficie irregolare poste sulla mucosa orale, così come delle lesioni rosse (in questi casi si parla di eritroplachia), senza dimenticare grumi o placche dalla colorazione biancastra. In tutti i casi di situazioni particolari o di difficile comprensione, un controllo dal dentista è fondamentale per valutare quale sia l’origine di tale complicazione e se possa essere collegata alla leucoplachia oppure se rientri in altre situazioni cliniche, come ad esempio il lichen planus.
La leucoplachia può colpire l’intera mucosa orale oppure solo alcune sue parti, come la lingua oppure il pavimento orale.
Ovviamente, la cura della leucoplachia procede inizialmente tramite la rimozione di tutti quegli elementi che l’hanno provocata, tra cui anche l’eliminazione di possibili traumatismi provenienti da situazioni odontoiatriche che entrano nel ramo maxillo faccialea.
In seguito, si rende certamente necessaria l’effettuazione di una biopsia , in modo tale da capire se sia presente effettivamente la displasia e procedere con il relativo trarttamento terapeutico, che può essere costituito spesso da un intervento chirurgico, sia con un approccio tradizionale, ovvero utilizzando il bisturi a lama, sia con una tecnica più avanzata mediante laser, che certamente ha il pregio di avere conseguenze meno negative per quanto riguarda la cicatrizzazione e la guarigione.
Dal punto di vista morfologico, la leucoplachia si può distinguere in tre tipologie: si tratta della leucoplachia piana omogenea, la leucoplachia verrucosa e la leucoplachia fissurata eterogenea.
Nella prima forma di leucoplachia, la placca è livellata ed ha delle macchie dalla colorazione biancastra che si alternano con chiazze rossastre. Non ci sono elevate probabilità che la displasia possa diventare un cancro, anche se in ogni caso resta un’ipotesi da non escludere in via definitiva.
Nella leucoplachia verrucosa, la placca si caratterizza per essere notevolmente increspata, con delle ramificazioni che si possono notare con grande facilità.
Infine, la terza tipologia di leucoplachia, la lesione si caratterizza per avere diversi nodi, provocando piuttosto frequentemente un notevole dolore in tale zona e che spesso diventa un cancro con una forma cinque volte maggiore in confronto a tale forma.
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