Home » Tutte le News » Malformazioni del cranio e della faccia » Trigonocefalia isolata: sintomi e cura
Stiamo parlando di una sorta di craniostinosi senza eventi sindromici, che causa una legatura prematura della sutura metopica. I bambini di sesso maschile devono fare i conti più spesso con questa malattia rispetto alle femmine, senza dimenticare come i casi di gemelli trigonocefalici aumentano sempre di più.
Per il momento, gli studi su tale malattia non hanno ancora portato alla scoperta della causa genetica, ma si può certamente dire come derivi sia da fattori ambientali che da elementi genetici.
Non è particolarmente difficile individuare una trigonocefalia isolata, dal momento che è sufficiente constatare la fusione della sutura metopica, che porta ad una malformazione della parte anteriore del cranio, con una fronte a forma triangolare.
Nella manifestazioni di trigonocefalia lieve, si può notare esclusivamente una sorta di rigonfiamento di tale sutura, mentre nei casi di maggior gravità allora i segni sono decisamente più evidenti e visibili, in particolar modo nella zona frontale ed in quella temporale, provocando ipotelorismo.
Piuttosto frequentemente la crescita psicomotoria non presenta alterazioni di rilievo e gran parte dei bambini soggetti a tale malattia hanno a che fare con dei sintomi piuttosto lievi.
La diagnosi della trigonocefalia isolata deve avvenire mediante degli esami clinici e delle ecografie, ma anche degli esami a raggi X, anche se spesso gli specialisti ordinano l’esecuzione di scansioni 3D tac (nei primi sei mesi di vita del bambino) oppure una risonanza magnetica del cranio.
Per poter risolvere una trigonocefalia isolata, nella maggior parte dei casi si ricorre ad un intervento chirurgico della branchia maxillo facciale, in modo tale da sistemare tale malformazione.
Ovviamente, sarà lo specialista che si occuperà della visita del bambino a giudicare il percorso chirurgico migliore, anche se spesso viene eseguita un’orbitocranioplastica primaria: in questo campo le tecniche che vengono utilizzate sono piuttosto differenti. Nella maggior parte dei casi si va verso una ricostruzione, con annessa stabilizzazione metalli, oppure sfruttando degli innesti ossei primari e delle fissazioni che possono essere riassorbite, in maniera tale da permettere alla zona frontale della calotta cranica di potersi estendere come avviene di norma.
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